martedì 10 febbraio 2015

La donna in bianco, di W. Collins

Confesso che, se non mi fossi imbattuta in una recensione entusiasta ed entusiasmante, raramente avrei degnato di molta attenzione questo romanzo: principalmente perché l'unica cosa che sapevo sul conto di Collins era la sua amicizia con Dickens (e io con Dickens ho un rapporto a dir poco problematico dai tempi di una pessima professoressa del liceo) e il fatto che fosse considerato il padre del romanzo poliziesco, probabilmente l'unico genere, assieme al fantasy, che suscita pochissimo il mio interesse. Ecco, dunque, se avessi sentito parlare di questo romanzo senza prima essermi imbattuta in questa recensione, probabilmente sarei passata oltre senza pensarci due volte. Invece l'ho letta, e ho deciso di ingorare quei segnali che sembravano indicarlo come uno dei libri meno adatti a me.
Be', ho divorato in dieci giorni (dieci giorni intensi, pieni di impegni universitari, non dieci giorni di totale nullafacenza) un tomo di quasi settecento pagine. Forse perché ultimamente mi ero data a letture un po' più riflessive, forse perché in questo periodo ho bisogno di distrarmi senza affaticare troppo la mente, sicuramente perché Collins decisamente ha saputo scrivere un romanzo completo e terribilmente avvincente, in ogni caso fin dalle prime pagine mi sono trovata perfettamente a mio agio in questa squisita atmosfera vittoriana fatta di misteri, personaggi curiosi, sentimenti e intrighi. Mi sono completamente abbandonata e lasciata travolgere da questa storia particolarissima, complessa ma del tutto coerente, narrata con maestria dai diversi protagonisti (ma non solo, narrata da tutti i personaggi che hanno avuto a che fare in qualche modo con gli avvenimenti descritti). È difficile dire qualcosa sulla trama senza rischiare di anticipare nulla: "La donna in bianco" è infatti un romanzo che si basa sui colpi di scena, sulle rivelazioni che pongono in luce radicalmente diversa tutto quello che il lettore aveva pensato e saputo fino a poche pagine prima, e anche la più piccola anticipazione diminurrebbe, a mio parere, gran parte del piacere della lettura.  Mi limiterò quindi a dire che, sebbene sia innegabile la natura di fondo "poliziesca" di questo romanzo, non si deve nemmeno pensare che tutto si riduca a questo: è un romanzo complesso, che presenta sì un mistero e le indagini per venirne a capo, ma lo fa in maniera completa, lasciando spazio anche a elementi diversi.
I personaggi sono numerosi, e per alcuni versi potrebbero anche apparire leggermente stereotipati (Walter, integro e fedele al suo sentimento, Marian forte, indipendente e acuta, Sir Percival odioso fin dalla sua prima apparizione, Mr Fairlie una macchietta ipocondriaca, il Conte Fosco una viscida figura sorpa le righe, Laura bella e buona, sensibile e impressionabile...) e in effetti lo sono, ma al tempo stesso ci si rende conto che funzionano bene così. Hanno peculiarità specifiche, sono coerenti, nei loro "tratti tipici" conservano pur sempre autonomia e un certo spessore psicologico. Insomma, "La donna in bianco" è un romanzo che non si prefigge di portare il lettore a riflettere su temi profondi, ma piuttosto vuole intrattenere costringendo il lettore ad avere bisogno di continuare la lettura, e ci riesce magnificamente, con uno stile pulito e accattivante, con una trama forte e ben costruita, con suspace e colpi di scena sorprendenti e inaspettati.
Insomma, una vera rivelazione, un bellissimo romanzo capace di conquistare da subito l'attenzione del lettore e di trascinarlo totalmente nel suo mondo, facendogli dimenticare ogni cosa attorno, compreso il fatto di star leggendo un romanzo.

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